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“Io prego per Te,
Donna
perché ti ricordi
che non devi nulla a nessuno
che non sei di nessuno
che appartieni a te sola.
Sii la donna selvaggia
la loba
la donna dei boschi.
E quando punteranno il dito
contro “la strega”
ricorda:
è più facile essere amati al guinzaglio.
Perciò non fingere
d’essere docile:
io li vedo i tuoi artigli.
Guardati
splendente nella notte
Silvarum Domina.”
Diana, la signora delle selve, è presente in ciascuna donna. Spesso è lì che aspetta, silente, d’essere vista, onorata. Diana è la nostra parte più ferina, bistrattata per secoli, tenuta nascosta per paura. Non abbiate timore di entrare in contatto con essa. Noi Uttern ne stiamo facendo una canzone, per ricordare a noi stesse, a tutti, che l’essere selvagge non ha nulla a che vedere con l’essere violente o aggressive.
“La donna selvaggia è “la forza Vita/Morte/Vita, è l’incubatrice. E’ intuito, veggenza, colei che sa ascoltare, è il cuore leale. Incita gli esseri umani a restare multilingue; spediti nei linguaggi dei sogni, della passione e della poesia. Sussurra nei sogni notturni, si lascia dietro, sul terreno dell’anima di una donna, un cappello ruvido e impronte fangose, che ricordano del desiderio di trovarla, di liberarla, di amarla.” (da “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés)